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Una pagina per dar voce al pensiero di Fabrizio sulla psichiatria

In seguito alla morte di mio fratello (avvenuta per infarto, nel mare di Sanremo, il 13 settembre 2013), mia madre ha trovato nel pc di Fabri una cartella nominata “il libro”. Sì, Fabrizio stava scrivendo un libro, era solo agli inizi, ma il capitolo due porta il titolo “Psichiatria”. Ho letto e riletto ogni parola di mio fratello fino a consumarne il senso. Mi sono chiesta quanto io abbia rivolto il mio ascolto a lui, io che parlo di ascolto attivo in ogni seminario che tengo… proprio io. Cercando di ascoltarlo con ogni cellula, ho tagliato le parti più intime che (forse) lui non avrebbe condiviso, lasciando parti di lui che possono risuonare nel cuore di altri. In fondo, gli altri siamo noi.

Ringrazio la nostra famiglia per avermi permesso di pubblicare il personale pensiero di Fabrizio riguardo il suo disturbo, buon ascolto e buona lettura…

Marilena Florio


Grazie a Maurizio, per aver dato voce agli scritti di Fabrizio.

Capitolo 2 (psichiatria)

Il mio disturbo psichiatrico (di cui soffro dal 2003) si chiama “bipolare” ed è uno dei disturbi psichiatrici più diffusi al mondo perché alterna momenti di depressione con momenti di euforia che possono sfociare in crisi maniacali in cui tutto ti sembra possibile, il mondo che ti circonda lo percepisci diverso, sembra che tutto giochi a tuo favore, e credi di poter fare cose altrimenti impossibili, ad esempio volare, passare in altre dimensioni e altre cose di fantasia.

Già. Ma che cosa è la fantasia se non il dare libero sfogo alla propria immaginazione, ai propri sogni, e soprattutto come giudicare normale una realtà che non è uguale per tutti, ma assolutamente soggettiva; la realtà differisce da persona a persona a seconda dell’età, dell’esperienza personale e dall’importanza che uno dà alle cose che accadono, alle cose che vedo subordinate alle mie opinioni, alle mie convinzioni, e ovviamente ai miei pregiudizi. Anche le cose materiali appaiono diverse in quanto ognuno le vede da una prospettiva diversa e quindi io potrei vedere particolari di un palazzo che ad altri sono sfuggiti o semplicemente ne hanno visti altri, ma definirei vera realtà tutto quello che esiste e reputo che la vera esistenza risieda negli esseri viventi e non nella materia inerte.


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Me lo sentivo, ogni cosa me lo diceva, ero in viaggio, direzione la felicità.

…e la musica continuamente mi dice che va tutto bene, allora comincio a pensare che la reincontrerò, che forse vuole vedermi da un’altra parte e viaggio pieno di fiducia verso la mia meta.

… “sono in un sogno” mi dico e decido di abbandonare il cellulare e il portafoglio in un tombino, convinto che non mi sarebbero mai più serviti, destinazione Luna.

… avevo realizzato che lei non ci sarebbe stata, che ero andato oltre con la mente.

… guardo i tetti e mi sembrano più nitidi del solito, più definiti, comincia a farsi strada in me l’idea che sia tutto un sogno e che mi debba liberare di tutte le cose materiali di quel mondo, mi spoglio nudo e guardo l’altezza da saltare sul fronte della casa, saranno tre metri, inizialmente penso di buttarmi di testa per raggiungere quel prato sotto la casa che io immaginavo un passaggio dimensionale, ma poi la paura mi fa buttare di piedi (meno male, di testa sarei morto probabilmente),


… mi ero illuso di qualcosa che non era così come la pensavo e sognavo.

Le radiografie dicono vertebra rotta, mi trasferiscono a Castellamonte reparto psichiatria, per alcune ore dormo, al mio risveglio trovo una ragazza al mio capezzale che mi guarda come se avesse visto chissà chi, si chiama Laura ed è in apprensione per me, pur non conoscendomi.

Nei giorni seguenti parlo con gli psichiatri a cui racconto i miei delirii, storie di donne di amore e di un padrone oscuro che domina il mondo e le persone.

I giorni passano e conosco tutti, pazienti e dottori, la vita in reparto psichiatrico non è male, si viene a conoscenza di molti casi umani.

Martina una ragazza giovane e disadattata cerca la fuga da un mondo che non le appartiene, l’ho vista ancora una volta qualche anno fa, l’ho reincontrata in una clinica a Viverone dove ero andato a trovare una donna che avevo conosciuto a Vercelli, non ho attualmente più sue notizie.

Andrea 17 anni ed un collare rosso al collo dovuto al fatto che aveva tentato di impiccarsi ad un albero ma all’ultimo si era staccato, perché non voleva morire realmente, l’ho sentito per telefono ancora una volta nel 2005 credo, l’anno dopo ripete il gesto e questa volta muore a soli 20 anni. In che vita viveva, in che condizione si trovava per desiderare la morte nel pieno fiore della vita? Una vita che gli uccideva l’anima sicuramente e dalla quale non sapeva come uscirne, adesso sarà in pace finalmente o su un altro piano di esistenza, chi lo sa.

Angela, una ragazza madre giovane che fa un ricovero volontario perché esaurita, sua figlia affidata ad un’altra famiglia, ma sua figlia viene anche a trovarla in ospedale. Delira di storie di soldi, di ragazzi e ragazze quotati in euro e mi fa vedere il suo diamante incastonato nei denti, mi dice che è quello che fa girare il mondo. È comunque convinta che Dio esiste e ci ama.

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Tornato a casa mi sento debole e depresso per la realtà che mi si presenta, non dormo e assumo tavor e farmaci vari, parlo negli incontri successivi con lo psichiatra del mio stato depressivo ma lui mi propone sempre nuove assunzioni di sostanze chimiche per stabilizzare l’umore.

…anche perché tutto quello che assumo fino a quel momento non mi giova affatto e comincio a non credere che una sostanza – o molecola che sia – possa risollevarmi il morale.


… Che sia un’espressione di disturbo dell’Anima.

Attualmente penso che la chimica applicata ai disturbi dell’umore non sia efficace in quanto il piano emozionale coinvolto è ben più di una reazione chimica, penso che sia un’espressione di disturbo dell’Anima.

Certo prima bisogna credere all’esistenza dell’Anima, se qualcuno ritiene che tutto risieda nel cervello e che è solo questione di impulsi elettrici e reazioni chimiche allora cercherà di curare i disturbi credendo che la loro origine derivi da lì, e lo farà studiando nuove reazioni chimiche nuove sostanze che scatenino nel cervello processi chimici. C’è anche da dire che le sostanze somministrate hanno costi proibitivi, quelle che prendo io ora costano 128 euro a scatola e le prendo soprattutto per fare stare tutti più tranquilli sia al cim che i miei genitori, ma ho saputo che anche una sola iniezione può costare 500 euro, un business colossale, case farmaceutiche coinvolte con farmaci per cui si parla di assunzioni di anni, forse anche di un’intera vita per ogni paziente.

Una volta ho detto “i pazzi” possono essere una risorsa ed intendevo che magari avrebbero cose da dire e vissuti da analizzare, una mia amica psicologa mi rispose che sì, sono una risorsa. Mi viene da chiedermi cosa intendesse la mia amica da addetta ai lavori. Non vorrei si fosse rifertita al lato economico della voce risorsa, ossia accudimento e sfruttamento dei pazienti per creare una risorsa economica, leggi business farmaci e specialisti.


… Il dialogo aperto è una delle medicine migliori.


Secondo me ci vorrebbe un maggior coinvolgimento a livello umano degli specialisti, e meno chimica, molto molto meno, il dialogo aperto è una delle medicine migliori, certo implica più lavoro e assunzione di più specialisti, nel senso che uno psichiatra magari farebbe sedute più lunghe ma più intense, e non limitate a un rapporto del tipo: ho un disturbo/guardiamo il manuale cosa dice/usiamo una sostanza chimica adatta a curare i sintomi.

Ho letto un libro che mi è capitato casualmente tra le mani “Una perfezione manicomiale” di Benedetto Saraceno, illustra bene la storia della psichiatria moderna, lo consiglio a tutti, la mia copia l’ho regalata al mio psichiatra.

 

Fabrizio Florio, 2013
(i nomi delle persone nel racconto sono stati cambiati per proteggerne la privacy)